AOYAMA
Tra Sepang e Losail abbiamo visto un Rossi implacabile, Stoner che non molla, Spies che si fa largo a spallate. Qualcosa manca per completare il quadro, cosa?
Il pianeta Honda, ovvero quel box nel quale ci sono Andrea Dovizioso e Dani Pedrosa, le loro squadre e la RC 212V. Ma non basta, ci sono anche le moto di Gresini, quelle di Cecchinello e del team Interwetten e i loro piloti. Tutti con una caratteristica: fanno fatica e sono indietro in classifica, occupano posizioni che solitamente sono destinate ad altri piloti.
Quali sono gli effettivi problemi?
Se si leggono le dichiarazioni dei piloti che parlano di ricerca di una posizione di guida più adatta, di bilanciamento da trovare, di elettronica evoluta ma complicata e di un motore strapotente ma molto aggressivo. Difficile saperne di più, ma muovendosi un po' sottotraccia e non facendo nomi (un po' di omertà fa parte del paesaggio della MotoGP…) qualcosa lo abbiamo scoperto.
In HRC hanno cercato di far lavorare al massimo la gomma posteriore, caricando al limite il retrotreno, al punto che un pilota Honda in Malesia ha detto "sembra un chopper". E ai piloti l'avantreno "scarico" piace pochissimo, come è giusto che sia: provate voi ad entrare in un curvone veloce con l'avantreno che "galleggia". Insomma, la 212 non si è ancora sposata bene al monogomma Bridgestone, nonostante da anni di esperimenti, iniziati nel 2008 da Nakano nella seconda parte dei stagione.
PEDROSA
Adesso c'è un altro "mono" che mette in difficoltà la Casa giapponese, quello Ohlins. Quest'anno tutti usano il materiale svedese, però, mentre Yamaha e Ducati sono nate e si sono evolute con queste forcelle e ammortizzatori, la Honda si è "formata" con le Showa.
Non si tratta solo di una questione di marchio di fabbrica: ogni produttore ha la sua filosofia tecnica e dinamica.
Adesso c'è un altro "mono" che mette in difficoltà la Casa giapponese, quello Ohlins. Quest'anno tutti usano il materiale svedese, però, mentre Yamaha e Ducati sono nate e si sono evolute con queste forcelle e ammortizzatori, la Honda si è "formata" con le Showa.
Non si tratta solo di una questione di marchio di fabbrica: ogni produttore ha la sua filosofia tecnica e dinamica.
MELANDRI
Diciamo, per analogia, che tra una Showa e una Ohlins ci sono le stesse differenze che intercorrono tra una Ducati e una Yamaha. Non è che una sia migliore dell'altra, semplicemente sono diverse! E per ora c'è una crisi di rigetto da parte della 212 nei confronti delle sospensioni svedesi.
Naturalmente l'HRC non dorme e, non a caso il loro blindatissimo box, ci sono ingegneri e tecnici delle sospensioni, segno che la ricerca di una soluzione è l'obiettivo principale. Ma quando si arriva all'ultima sessione di test prima dell'avvio del mondiale e si cerca ancora la posizione di guida, la situazione inizia ad essere preoccupante. Ce la farà l'HRC a recuperare?
Diciamo, per analogia, che tra una Showa e una Ohlins ci sono le stesse differenze che intercorrono tra una Ducati e una Yamaha. Non è che una sia migliore dell'altra, semplicemente sono diverse! E per ora c'è una crisi di rigetto da parte della 212 nei confronti delle sospensioni svedesi.
Naturalmente l'HRC non dorme e, non a caso il loro blindatissimo box, ci sono ingegneri e tecnici delle sospensioni, segno che la ricerca di una soluzione è l'obiettivo principale. Ma quando si arriva all'ultima sessione di test prima dell'avvio del mondiale e si cerca ancora la posizione di guida, la situazione inizia ad essere preoccupante. Ce la farà l'HRC a recuperare?
Perché Andrea Dovizioso è l'unico pilota Honda ad andare forte? Ce lo spiega lui stesso, con una dotta lezione di tecnica e sacrificio…
"Bel risultato, ma questo è solo l'inizio. Il mio obiettivo è di stare stabilmente nei quattro e in realtà è andata meglio con mezzo secondo da Stoner e vicinissimo a Rossi. Tutto questo non è frutto di un caso, ma di una storia che inizia anno scorso, quando accettai di sacrificare una stagione facendo esperienza e del lavoro mio e di una grande squadra che, dai test di Valencia del 2009, ha lavorato con me per trovare un bilanciamento giusto".
- Ma è vero che hai un telaio diverso da quello di Pedrosa?
"Sì, ma sono piccole differenze, non è questo il nocciolo".
- La Honda è davvero una brutta bestia?
"Sì, è una moto difficile, ma noi abbiamo mesi di lavoro sulle spalle e abbiamo capito una cosa: se la prendi di petto vince lei. Ma se la studi bene riesci a domarla e a progredire. Non è ancora vincente, ma siamo molto vicini. E questo è il modo migliore per iniziare la stagione".
- Sei l'unico pilota Honda che sorride…
"Questo mi ripaga dei sacrifici e delle giornate buie passate prima di questo test. Giornate nelle quali chi era con me non ha mollato e ha ragionato trovando le idee per progredire. Lavoriamo da tempo, lo scorso anno non eravamo incisivi, ma adesso abbiamo capito".
- Ad esempio che bisogna riuscire ad equilibrare la moto anche con il peso spostato sul retrotreno?
"Sì, perché è l'unico modo per andare d'accordo con le gomme Bridgestone. Bisogna ottenere il lavoro ottimale dalla gomma posteriore, senza perdere fiducia sull'avantreno. Solo così vengono fuori tempi come un passo di 56 basso e un acuto di 55.8".
- Stare dietro a Rossi ti ha aiutato a fare il tempo?
"Sì, l'ho fatto dietro Valentino".
- E sei davanti e Pedrosa, che affetto fa?
"Premetto che valuto Pedrosa un pilota fortissimo, ma forse lui ha bisogno di una moto diversa".
- Non potrebbe cambiare qualcosa negli equilibri interni?
"Io credo che alla Honda faccia piacere che io sia veloce, ma sono convinto che loro possano anche lavorare a due progetti diversi per far andar forte lui. E stargli davanti è importantissimo perché conferma che le mie richieste alla Honda erano giuste. Quando chiedevo materiale per lavorare su set up più estremi mi hanno dato fiducia e questo risultato prova che avevamo capito come far andare bene la loro moto".
- Si dice che uno dei problemi di questa moto siano le sospensioni Ohlins.
"Io sapevo che la Ohlins è diversa dalla Showa, ma da Brno 2009 ho deciso che bisognava iniziare a lavorare in questa direzione, mentre Pedrosa ha continuato con le Showa con le quali guidava meglio. Sono sospensioni diverse: la Ohlins offre un grip maggiore (necessario per far lavorare al meglio le Bridgestone, ndr) ma "pompa" maggiormente, la Showa fa scivolare dolcemente la moto. Per me non aveva senso continuare con un fornitore che non ci sarebbe stato in futuro e ho deciso di faticare per metà stagione 2009. Ma adesso ne so di più e si vede".
- I team satellite si lamentano anche del motore, troppo brusco nell'erogazione e vuoto in basso, hanno ragione?
"Sì, è vero. Il motore è brusco, anche il nostro si comporta così e va interpretato. L'elettronica non serve: puoi togliere potenza, non spostarla a tuo piacimento, quindi bisogna adattarsi. Però ha dei vantaggi: è il più potente, anche del Ducati il che è un vantaggio. Però bisogna adattarsi alla botta di potenza senza perdere la fluidità di guida che è necessaria per essere veloci con la 800. Come ho già detto: se la prendi di petto non vai da nessuna parte. Melandri pensava di trovare una Honda come aveva in passato, una moto facile con la quale far subito una bella stagione, mentre Simoncelli ha bisogna di fare esperienza".
- Però loro dicono che tu e Pedrosa avete un'elettronica più efficace…
"E' vero ed è normale, ma per ora non possono averla, anche perché non hanno il supporto che abbiamo noi".
E in effetti nel box HRC c'è una legione di ingegneri in perenne azione, cosa che i satellite non possono permettersi.
Insomma, la Honda resta una moto difficile e complessa, ma c'è qualcuno che ha trovato la strada per domare la belva. Senza miracoli, solo facendosi un (gran) mazzo
Via Motonline
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